Da quando mio padre mi ha stupito con semplici giocattoli creati da lui, ho coltivato dentro di me una meraviglia che le parole, allora, non riuscivano ancora a esprimere. Quegli oggetti erano i semi di uno dei miei futuri. Oggi, realizzo su richiesta una linea di strumenti per ascoltare la musica, curando ogni pezzo singolarmente.
Per le parti in legno, utilizzo le stesse tecniche, colle e lacche impiegate dagli ebanisti nella costruzione di chitarre o violini. La parte elettronica, specialmente per i componenti a valvole, segue la tradizione dei sapienti cablaggi degli anni d’oro degli amplificatori a valvole, con rivetti dorati come punti di snodo per il cablaggio in filo d’argento. Tutto questo senza mai rinunciare all’innovazione: seleziono i migliori condensatori e resistenze di alta qualità e durata che il mercato offre oggi.
Perche “numaudio”
Numa Pompilio, uno dei primi re di Roma e successore di Romolo, è spesso ricordato per aver introdotto riti e pratiche spirituali. Alcuni storici suggeriscono che abbia frequentato Pitagora, assorbendone gli insegnamenti, dimostrando così come, anche allora, fosse possibile intrecciare tradizione e innovazione. In questo dualismo mi rivedo profondamente. Sin dall’adolescenza, ho coltivato una profonda passione per la musica e per la sua riproduzione con la massima fedeltà.
I miei primi ricordi legati alla musica risalgono all’infanzia, quando, a casa di mia nonna materna, una semplice melodia popolare trasmessa per radio, arrangiata con sintetizzatori, mi fece intravedere mondi nuovi, forse esistenti solo nella mia immaginazione. Come disse Nietzsche, “La musica mette le ali al pensiero”: un faro si accese dentro di me, e ancora oggi mi guida.
La sfida di riprodurre la musica con la massima qualità è stata un’altra storia. Dalla radio a valvole di mia madre, che modificai per migliorarne la risposta ai bassi, ai primi kit di amplificatori, fino all’evoluzione del mio pensiero musicale, ogni passo è stato un viaggio di scoperta.
Il mio primo grande concerto dal vivo, alla Scala di Milano, poco più che ventenne, è stato con la “Sagra della Primavera” di Stravinsky, diretta da Boulez. Fu un’esperienza travolgente: non solo l’esplosione della primavera, ma di tutte le primavere. I grandi timpani riecheggiavano nel mio corpo, risvegliando l’anima. Al ritorno a casa, nel silenzio della mia cameretta, mi resi conto che non era possibile ascoltare la musica riprodotta nello stesso modo.
Anni dopo, a Parigi, un cugino ingegnere elettronico appassionato di alta fedeltà mi portò alla “Maison de l’Audiophile”, il tempio europeo della musica riprodotta. Fu lì che mi regalarono il mio primo amplificatore in classe A e un pre phono a valvole. Da quel momento, il mio percorso verso la creazione di Numaudio era tracciato.
A proposito, la civetta usata come simbolo del marchio ha una storia personale e significativa. Qualche anno fa, trovai una civetta ferita vicino al Montefeltro, dove vivo. Era stata investita e aveva un’ala fratturata. Dopo giorni di ricerche, trovai un chirurgo che riuscì a operarla, inserendo una protesi fino alla completa guarigione dell’osso. Oggi, la civetta ha una buona qualità di vita e riesce anche a volare, anche se non può essere liberata perché diventerebbe facile preda.